domenica 16 marzo 2008

Obiettivo il Senato con un occhio alle regionali


ANCONA - Ventiquattro candidati, 16 alla Camera e 8 al Senato. Diciotto i marchigiani: 6 uscenti, 6 consiglieri regionali, una donna, cinque professionisti. Sono i numeri del Pdl che il coordinatore regionale di Fi Remigio Ceroni - candidato alla Camera dopo Berlusconi, Fini e La Malfa - snocciola parlando di una formazione “più grande di due squadre di calcio”. Aspiranti deputati e senatori in campo per giocare una partita che si annuncia, almeno nelle Marche, alquanto faticosa. Obiettivo, dice Ceroni, “è battere il Pd”. Ma con Liguria e Sardegna le Marche sono fra le regioni più toste. Anzi, fra quelle più “addormentate”, dice Baldassarri, dal “cloroformio” della sinistra. La campagna sarà allora, spiega Ceroni, di “poche parole ma con impegni seri”, aiutati dalla scelta “coraggiosa e coerente” di Massi (che dall’Udc è passato al Pdl, ndr), il coordinatore azzurro si dice “fiducioso di portare a casa un risultato sbalorditivo”. E se il successo è dato per sicuro alla Camera, è al Senato che il pallino è in mano ai marchigiani. In questo senso “ogni voto dato ad altre forze politiche minori è perso”, dice il coordinatore regionale di An e candidato alla Camera Carlo Ciccioli. “Al Senato - spiega - l’unico voto antagonista alla sinistra è quello dato al Pdl”. Ecco allora, interviene il senatore di Forza Italia secondo in lista dopo Baldassarri, Francesco Casoli, “riuscire a coagulare tutti i voti deve essere la nostra missione. Ci darebbe la possibilità di andare al tavolo del governo con un peso maggiore”.

E se un voto all’Udc, ribadisce anche il leader del Pri Giorgio La Malfa, è “un voto sprecato” perché “non ha nessuna possibilità di eleggere un senatore”, è soprattutto sul fronte del Pd che si concentrano gli attacchi. “Veltroni - dice La Malfa - è un uomo che non sottovalutiamo. E’ un uomo spregiudicato e sta cercando di fare un triplice salto mortale”. Ovvero: far dimenticare il governo Prodi, scaricare le responsabilità del fallimento su Rifondazione, dire “noi abbiamo un programma nuovo”. Slogan che, spiega La Malfa, ricorda la vecchia pubblicità di un detersivo che mostrava una camicia tagliata in due, una metà bianca e l’altra grigia. Lo spot non funzionò perchè uno poteva obiettare: “O mi freghi adesso, o mi hai fregato prima”. Come dire, spiega ancora La Malfa, “la base per chiedere voti non può essere l’ammissione dei propri errori”.

I voti all’Udc “serviranno a far vincere la sinistra”, sottolinea anche Giulio Conti di An. La scommessa è tutta sul Senato dove “il voto è politico” perché “sarà il primo colpo alla maggioranza di sinistra della Regione”. Sì perchè, rimarca Francesco Massi, “le Marche non sono di sinistra”, solo “una operazione di laboratorio ha portato a sbilanciare i governi di questa regione”. La battaglia sarà allora non solo “possibile” ma “propedeutica” per i Comuni e le elezioni regionali del 2010.

Portare a casa 9 deputati e 5 senatori non sarà facile, ammette Mario Baldassarri, “ma una battaglia deve porsi obiettivi alti”. La strategia impone “comunicare cosa ha detto o fatto il centrodestra quando era al governo e cosa si ripropone oggi, e cosa ha fatto o detto il centrosinistra”. Proponendo agli elettori, spiega il capolista per il Senato, una “tavola di Rosetta”. Il Veltronismo è infatti “ridisegnare un orizzonte apparentemente nuovo che si allontana man mano che ci si avvicina”, dice esordendo in inglese per ironizzare sull’americanismo (“We can? We weekend”) del candidato premier del Pd. L’accordo con la “parte massimalista e giustizionalista” di Di Pietro “è la prima smentita al percorso nuovo”. Altro “autogol” è quello dell’alleanza con i radicali. “Allora - prosegue Baldassarri - dobbiamo chiarire chi sono i moderati e chi i rivoluzionari. La sinistra è rivoluzionaria a parole, poi sparge il cloroformio”.

Bene allora il gioco di squadra per un “progetto - dice anche Simone Baldelli - che riguarda il Paese e le Marche”. “Siamo qui, chi in campo chi in panchina, per giocare la stessa partita”, dice il capogruppo di Fi in Regione e candidato alla Camera Franco Capponi. Non è “importante essere marchigiani doc ma - aggiunge - marchigiani domani”. E se la composizione della lista ha suscitato “tensioni inevitabili”, come fa osservare Ciccioli riconoscendo per altro il buon equilibrio raggiunto tra “rappresentanza del territorio e staff di governo”, è il consigliere di An Gianfranco D’Anna a puntare il dito. Proprio in situazioni dove la partita è sul filo di lana, ci vorrebbe, dice, “più rispetto alle realtà locali che hanno diritto ad avere maggiore rappresentanza”.

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